lunedì 26 marzo 2012

Pneumatici e RISORSE


Come sappiamo all'interno del cementificio di Scafa vengono inceneriti pneumatici che grazie al loro potere calorifico permettono un risparmio energetico per la produzione di cemento.
Una tonnellata di pneumatici, che all’interno di un forno hanno lo stesso potere calorifico di una tonnellata di carbone, in Italia se ne bruciano oltre 60mila tonnellate, tra Barletta, Matera, Pescara, Scafa , Pederobba, ecc.. Allora i cementieri propongono di bruciare i copertoni usati per non produrre emissioni inquinanti. Ma i copertoni sono fatti da prodotti petrolchimici come lo stirene e il butadiene, che sono stati classificati come cancerogeni per l’uomo. Bruciare i copertoni comporta il rilascio di stirene, butadiene ed alcuni composti del benzene. Alcuni vecchi copertoni potrebbero anche contenere cloroprene, con alta probabilità di formazione di diossine. Altri composti aromatici utilizzati per dare elasticità ai copertoni sono fortemente cancerogeni e difficili da distruggere in un processo di combustione se non con temperature estremamente elevate, con un elevato apporto di ossigeno e con un tempo di permanenza piuttosto lungo, condizioni difficilmente realizzabili in un cementificio. Infatti i cementifici presentano notevoli quantità di prodotti di combustione incompleta, come avviene in tutti gli inceneritori; ciò dimostra che la perfetta e totale combustione dichiarata dai progettisti non viene mai ottenuta. Inoltre è difficile ottenere un sufficiente apporto di ossigeno ed una distribuzione uniforme della temperatura in ogni parte del forno, a causa della grande quantità di materiali solidi presenti per la produzione del cemento. Inoltre tutti forni per il cemento cercano di rendere minimo l’apporto d’aria a causa delle grandi quantità di energia necessarie per riscaldarla alle elevate temperature richieste.
Lo stesso cemento può risultare contaminato da metalli pesanti ed attualmente non ci sono sufficienti studi sulle qualità meccaniche e fisico chimiche del cemento prodotto.
Un altro problema è dovuto all’elevata quantità di piombo contenuto nelle vecchie gomme fin tanto che sarà in uso la benzina rossa. Altri metalli pesanti possono contaminare i copertoni. inoltre i forni dei cementifici sono soggetti a sbalzi nella combustione che comportano dei picchi di emissione improvvisi e non rilevabili con le normali tecniche di monitoraggio e difficilmente controllabili con le dotazioni tecniche standard di un cementificio.
Non si dimentichi inoltre che, come dimostrato dalle considerazioni energetiche sopra esposte, per la produzione della gomma sintetica è necessario più del triplo dei combustibili fossili che si possono risparmiare con il suo incenerimento. 

La promozione del riciclo sottolinea perciò l'estremo guadagno che si ricava dal riutilizzo di materie la cui produzione ha richiesto un dispendio profondo di energie e materie prime. Come abbiamo visto l'incenerimento andrebbe ad azzerare anche il valore di tutte le risorse impiegate.

Caratteristiche della materia prima secondaria
La composizione della gomma riciclata è molto simile a quella del materiale vergine di provenienza e, sotto forma di granulato o polverino, può entrare a far parte delle mescole utilizzate dall'industria per numerose applicazioni. Esistono però dei limiti in peso per l'impiego della MPS nella realizzazione di nuovi manufatti, limiti dovuti all'impossibilità di rilavorare tal quale la gomma vulcanizzata e che variano a seconda delle tecnologie impiegate e delle prestazioni richieste al prodotto finale.
I granuli di gomma riciclata vengono prevalentemente miscelati a vari leganti per ottenere conglomerati resino-gommosi realizzati per stampaggio a freddo. In questi casi, la percentuale di MPS presente si aggira in media intorno al 60 % - 70 %.
 Diverso è il caso del polverino, che, miscelato all'elastomero vergine o ad altri materiali, può essere sottoposto a pressofusione o altri tipi di stampaggio, anche se in percentuali molto ridotte (20 % circa).
Purtroppo ad oggi il tasso di riciclo dei PFU per la produzione di MPS non tende ad aumentare (rappresenta ancora meno del 10% sul totale di pneumatici recuperati, mentre più della metà viene conferita in discarica), mentre a salire sono i costi di smaltimento. L'uso del granulo di gomma riciclato, anche là dove il reimpiego risulta più facile, come nel settore dei campi di erba sintetica, fatica a prendere piede, pur rappresentando una soluzione economicamente più vantaggiosa (i granuli riciclati sono fino a 7 volte più economici rispetto alla gomma vergine).
Principali applicazioni  
  -  Superfici drenanti per campi di erba sintetica, condotte idriche, asfalti
  -  Superfici antitrauma per aree gioco o pavimentazioni sportive
  -  Pavimentazioni antisdrucciolo

  -  Isolanti
  -  Accessori per arredo urbano e stradale (dossi di rallentamento, cordoli, paletti)

  -  Componenti per infrastrutture viarie, tranviarie e portuali (antivibranti per rotaie; paracolpi per banchine)
  -  Materassi per allevamenti

  - 
 Manufatti vari (componenti e accessori per auto; fasce e ruote piene per valige, pattini, carriole; rivestimenti; suole per calzature; articoli di 
     cancelleria)
 


 Nel 2012 stiamo ancora discutendo su quanto sia conveniente il riciclaggio delle materie rispetto alla loro distruzione, dimenticando perciò la gravità dello spreco di risorse non rinnovabili.

mercoledì 14 marzo 2012

Ponte nelle Alpi: Stazione Futuro. Da rifiuto a RISORSA



RIFIUTI: Il caso di Ponte nelle Alpi
Come possono i rifiuti trasformarsi da emergenza sociale in opportunità? In Italia sono state individuatei metodi e le tecnologie per farcela.
La soluzione si chiama riciclo totale, ovvero riprogettare il ciclo delle risorse in modo da riutilizzare quasi tutto, portando la quantità di rifiuti prossimo allo zero.
Nell’area dedicata ai rifiuti all’interno della mostra, una grande proiezione racconta l’esperienza del Comune di Ponte nelle Alpi.
Un video in motion graphic, appositamente creato e realizzato per l’occasione, descrive il caso del Comune di Ponte nelle Alpi e racconta come attraverso la progettazione integrata di una serie di iniziative, quali raccolta differenziata a domicilio, un Ecocentro per i cittadini, diversi incentivi, un programma di educazione ambientale e “acquisti verdi” e una buona gestione, Ponte nelle Alpi sia diventato il Comune  più virtuoso d’Italia nella gestione dei rifiuti.

martedì 6 marzo 2012

Continua il dibattito in Regione sulle modifiche della Valutazione Impatto Ambientale

I CITTADINI CHIEDONO DI CONOSCERE IN TEMPO I PROGETTI SU CAVE, RIFIUTI, CENTRALI CHE INCIDONO SUL LORO TERRITORIO
DECINE DI ASSOCIAZIONI E COMITATI: PERCHE' SI VUOLE TENERLI ALL'OSCURO CONTRO TRASPARENZA E MERITOCRAZIA?
Le nuove norme sulla Valutazione di Impatto Ambientale prevedono newsletter per i cittadini, progetti da consultare via WEB, istruttorie fatte da funzionari esperti che hanno pubblicazioni nelle materie, controlli a campione per tutelare salute e ambiente. Falso l'aggravio delle spese, non si vuole la meritocrazia in Regione e tra le aziende?
Chi ha paura di una newsletter digitale con cui informare costantemente cittadini, organi di stampa e gli stessi consiglieri regionali della presentazione dei progetti inviati per la Valutazione di Impatto Ambientale e con cui trasmettere l'ordine del giorno del Comitato V.I.A. regionale? Chi ha paura che i cittadini possano accedere, come accade in Lombardia, a tutti gli elaborati progettuali via WEB? Come è possibile criticare l'obbligo per il comitato VIA di non decidere solo sulla carta e dalla sedia e di fare i dovuti sopralluoghi - che ora non si fanno - nei posti dove si vogliono fare cave, impianti di rifiuti, industrie ecc.? Chi ha paura dei controlli sulle opere per il rispetto delle prescrizioni a favore di ambiente e salute che sarebbero già obbligatori da 20 anni? Chi non vuole far svolgere le istruttorie a personale specializzato che esiste già in regione?
Da Gennaio tutte le principali associazioni ambientaliste e i comitati spontanei che in Abruzzo hanno a che fare con il Comitato V.I.A. della Regione e ne criticano le procedure stanno assistendo attoniti ed increduli al ricorrersi di dichiarazioni di esponenti politici di maggioranza e confindustriali contrari alle nuove norme appena varate sulla Valutazione di Impatto Ambientale. La legge approvata dal Consiglio Regionale su proposta del Consigliere Maurizio Acerbo di Rifondazione contiene però solo norme di buon senso e di garanzia per i cittadini e per le stesse aziende che vogliono lavorare seriamente e che spesso scontano la diffidenza che si scatena su ogni progetto, anche quando positivo. Non è meglio far conoscere prima alla cittadini i progetti per evitare che si scatenino le proteste e le inchieste dopo, con perdite di tempo e dispendio di risorse? Evidentemente i cittadini sono diffidenti perchè in questi anni il comitato V.I.A. ha approvato in sordina i progetti come il Centro Oli (smontato poi da uno studio del Mario Negri sud), la Mare-Monti (poi sequestrata, il comitato V.I.A. non si era accorto che l'opera entrava in una riserva...della Regione), il Porto di Francavilla (il Comitato non si era accorto che il porto era in un sito di bonifiche nazionali ed è dovuto intervenire il Ministero dell'Ambiente), la centrale Powercrop ad Avezzano (il comitato ha valutato l'impatto sulla qualità dell'aria della centrale prendendo i dati relativi non alla conca del Fucino ma ad Ovindoli a 1400 metri di quota!). Evidentemente c'è chi ha paura della trasparenza e della maggiore informazione dei cittadini e cerca di tenerli invece all'oscuro. Vuol dire che c'è qualcosa da nascondere e avevamo ragione a contestare il funzionamento del comitato V.I.A.! In realtà la Regione Abruzzo è stata finora nel Medioevo per quanto riguarda le procedure di V.I.A. Le altre regioni (Lombardia, Veneto, Puglia, Toscana ecc.) hanno leggi regionali, mentre noi abbiamo una scarna delibera di giunta che viene modificata
a piacimento senza alcun confronto con i consiglieri regionali e la cittadinanza. 
Nelle altre regioni una cosa del genere sarebbe improponibile e la dice lunga il fatto che puntualmente i consiglieri regionali cadono dalle nuvole quando i cittadini li avvisano di centrali, impianti ecc approvati dalla Regione che dovrebbero governare. Quasi tutte le norme approvate sono simili a quelle vigenti da oltre 10 anni in altre regioni (anzi, sono meno rigide, basti pensare che in Puglia l'allora Governatore Fitto ha reso obbligatoria la consultazione preventiva delle associazioni ambientaliste su ogni progetto).
Il rappresentante di Coinfindustria Primavera si è sentito in dovere, senza evidentemente aver letto la legge, di intervenire nel dibattito. Come nell'imitazione di Crozza, dove Marchionne vede la FIOM dappertutto, così il Primavera filo-petrolio appare talmente terrorizzato dagli ambientalisti da vederli dappertutto. Ha così sostenuto una cosa totalmente infondata e, cioè, che gli ambientalisti con la nuova legge avrebbero partecipato al comitato V.I.A. prendendo le decisioni sulle opere, quando la nuova legge disciplina esclusivamente le audizioni (di tutti, quindi anche di Primavera) alle riunioni del Comitato!
Una delle tesi più assurde, soprattutto per consiglieri che governano la Regione, è che la Regione Abruzzo, su quasi 2000 dipendenti, non avrebbe personale con all'attivo pubblicazioni scientifiche nazionali o internazionali sulle diverse materie (rifiuti; fiumi; geologia ecc.) per condurre le istruttorie come vuole la legge ora in vigore. Secondo loro ciò comporterebbe nuovi oneri per la regione per addirittura 2 milioni di euro per le convenzioni da stipulare con enti scientifici. Ricordiamo che l'analisi dei progetti viene svolta su elaborati presentati dalle aziende e redatti spesso da professori universitari che i funzionari si trovano a dover valutare a garanzia dei cittadini. Questi consiglieri ignorano incredibilmente che la Regione ha, fortunatamente, decine di funzionari che pubblicano su riviste internazionali prestigiose e che vengono addirittura invitati ai convegni dell'Accademia dei Lincei. Purtroppo chi garantisce prestigio alla regione rimane nell'ombra e non è conosciuto dai consiglieri: questa allora è l'occasione per far trionfare la meritocrazia tanto cara al Presidente Chiodi. E' veramente sconfortante che rappresentanti istituzionali prestino ascolto evidentemente a voci incontrollate senza verificarne l'autenticità. Peraltro la Regione Lombardia fa pagare profumatamente le istruttorie ai proponenti (e Primavera dovrebbe iniziare a preoccuparsi perchè potremmo proporlo anche in Abruzzo...) e che le altre regioni hanno inserito direttamente nel comitato V.I.A. figure di altissima specializzazione.
Nell'era dell'informazione e del WEB, dell'accessibilità e della voglia di partecipazione non si può dimostrare un'allergia per le regole che rendono "trasparente il palazzo" che è di proprietà dei cittadini e non di singoli alti funzionari che vogliono mantenere uno "status quo" auto-referenziale degno del Far West. La politica non può essere ostaggio di chi vuole difendere rendite di posizione acquisite in questi anni dimostrando che le idee e la progettualità che sostengono sono così utili per tutti da non temere il confronto con i cittadini alla luce del Sole.

COSA CAMBIA CON LA NUOVA LEGGE SULLA V.I.A. COMMA PER COMMA
-Trasparenza e informazione: chi ha paura di informare i cittadini?
I commi da 1 a 4 della norma approvata introducono le forme di pubblicità e informazione dei cittadini. La nuova legge prevede di inviare gli ordini del giorno del Comitato V.I.A. a tutti i consiglieri regionali e una newsletter digitale con cui informare chi si iscrive (cittadini, organi di stampa, comuni ecc.) della presentazione di progetti e dello stato delle procedure (oggi i cittadini devono consultare quotidianamente il B.U.R.A. per scoprire cosa "bolle in pentola" oppure consultare il sito WEB regionale dove i progetti vengono caricati alla rinfusa e bisogna scorrere decine di progetti anche di anni addietro per ritrovare quello di interesse, perdendo ore!). Finora gli ordini del giorno del Comitato V.I.A. sono di fatto segreti tranne per i componenti e le associazioni riescono a volte a procurarseli in maniera poco dignitosa per qualsiasi cittadino, di fatto chiedendo agli amici degli amici. Il Comma 4 introduce il dovere di informazione anche per le procedure di Valutazione di Incidenza Ambientale che attengono agli importantissimi Siti di Interesse Comunitario che coprono oltre il 30% del territorio in Abruzzo. Attualmente i cittadini e le associazioni non hanno alcun diritto di informazione sui procedimenti di Valutazione di Incidenza Ambientale e non hanno alcuna possibilità di venirne a conoscenza se non per puro caso (il parere non viene neanche pubblicato sul B.U.R.A. regionale!). Il comma attua una precisa disposizione del Decreto 357/97 che prevede la possibilità delle regioni di normare le procedure di pubblicità per l'informazione dei cittadini su queste valutazioni. Il comma 12 regola l'eventuale accesso dei cittadini per le audizioni alle sedute del comitato fino ad oggi a totale discrezione del Presidente del Comitato .
-La Valutazione di Incidenza Ambientale: basta alle procedure fantasma
La rete Natura2000 è composta da decine di Siti di Interesse Comunitario che sono il cuore della biodiversità abruzzese, protetti a livello internazionale. I commi 5 e 6 della lagge approvata si occupano di sanare una clamorosa falla nelle competenze della Regione, assicurando che i comuni segnalino per tempo alla regione stessa l'avvio delle procedure sui progetti che riguardano questi siti. Si prevede che la Regione ogni anno organizzi un semplice database delle procedure di valutazione effettuate con l'esito e l'eventuale adozione di misure di mitigazione e compensazione. Infatti la Regione avrebbe l'obbligo di fronte all'Unione Europea (e ai cittadini) di monitorare lo stato di conservazione di specie ed habitat dentro questi siti. La Regione ha però delegato ai Comuni lo svolgimento delle Valutazioni di Incidenza Ambientale per alcune tipologie di progetti, comuni che in questi anni non dovevano neanche informare la regione dell'avvio di una procedura (ad esempio, i tagli boschivi). 
La Regione Verde d'Europa ha quindi perso completamente il polso della situazione rispetto a quanto accade nei siti naturalisticamente di maggiore pregio. In molti casi piccoli comuni privi di qualsiasi competenza si ritrovano a dover valutare questioni che incidono sul futuro di lupi, orsi, aquile reali e camosci. Con questa norma si avrà almeno il quadro conoscitivo, con il numero di procedure effettuate, quali habitat e quali specie sono stati interessati ecc. (come ad esempio chiede da 10 anni la Regione Veneto alle Province a cui ha delegato alcune procedure di V.I.A.).
-I controlli sul rispetto delle autorizzazioni: si ha forse paura della vigilanza?
Chi lavora bene non ha nulla da temere da eventuali controlli ed, anzi, ha piacere di riceverli. Infatti le aziende perbene sono favorite rispetto ai furbi perchè rispettare le prescrizioni contenute nelle autorizzazioni comporta costi ed oneri. D'altro lato sono provvedimenti che fanno bene all'ambiente ed ai cittadini (basti pensare alle limitazioni alle emissioni piuttosto che alle modalità di costruzione di una discarica). I commi da 7 a 10, quindi, non fanno altro che normare un'altra clamorosa inottemperanza della Regione il cui Comitato V.I.A., al contrario di quanto accade nelle altre regioni, non garantisce la vigilanza circa il rispetto delle prescrizioni. Il Testo Unico sull'Ambiente prescrive tassativamente che sia l'organo competente al VIA ad assicurare il monitoraggio delle opere. I commi approvati prevedono che la regione può avvalersi dell'ARTA per i controlli che devono essere svolti su almeno il 20% delle opere a campione, scelte casualmente.
-Il sopralluogo, questo sconosciuto: come decidere da una sedia il futuro dei territori e dei cittadini.
Uno immagina che per l'insediamento di una cava oppure di un impianto di rifiuti o un centro Oli chi deve valutare svolga attenti sopralluoghi per rendersi conto di dove si vuole piazzare l'impianto. In Abruzzo il Comitato V.I.A. non ha mai svolto sopralluoghi. Sembrerà incredibile ma è così. Si è deciso il futuro di interi territori valutando, quando è andata bene, una foto scattata dai proponenti e inserita negli elaborati. In altre regioni, se si ritiene indispensabile un sopralluogo per decidere, gli oneri delle spese sono a carico del proponente! Con il comma 11 si prevede che, su richiesta di almeno 100 cittadini o di almeno due associazioni ambientaliste riconosciute, il comitato V.I.A. (o una sotto-commissione) sia obbligato a svolgere un sopralluogo sul posto interessato dal progetto.
-I membri del Comitato conoscono tutti gli elaborati progettuali?
Sembrerà pazzesco ma ai membri del Comitato V.I.A. non venivano trasmesse tutte le carte di ogni progetto e spesso si trovavano a dover decidere in pochi minuti sul futuro di un territorio basandosi esclusivamente sull'istruttoria del funzionario regionale. Il Comma 13 prevede una cosa che parrebbe lapalissiana e, cioè, che i membri del Comitato V.I.A. debbano ricevere per tempo tutte le carte, comprese le osservazioni delle associazioni e dei cittadini in forma integrale.
-Le competenze degli istruttori: la Regione non sa di avere esperti in ogni campo e non li valorizza!
Il comma 14 della legge approvata è quello che sembra attirare maggiori critiche perchè qualcuno deve aver sparso una voce totalmente infondata e, cioè, che la Regione Abruzzo (ora con l'ARSSA), compresi gli enti strumentali ancora attivi come l'ARTA, non avrebbe il personale istruttorio con le competenze previste dalla nuova legge (esperienza nei settori come pubblicazioni scientifiche nazionali o internazionali). Pertanto, secondo questi critici, dovrebbe ricorrere a convenzioni onerose (addirittura 2 milioni di euro!) con altri enti pubblici (università, ENEA ecc.). E' veramente incredibile che i consiglieri regionali non sappiano che in Regione Abruzzo lavorano decine di funzionari non dirigenti che hanno all'attivo pubblicazioni scientifiche su riviste nazionali ed internazionali proprio nei campi in cui opera il Comitato V.I.A. Evidentemente gli stessi consiglieri regionali che ora si oppongono alle nuove norme sulla V.I.A. hanno proprio in cattiva considerazione l'ente che devono governare e non riescono a capacitarsi che esistono anche funzionari preparati a questi livelli. A questi consiglieri sembrerà forse strano ma vi sono dipendenti regionali con all'attivo inviti a relazionare in convegni dell'Accademia dei Lincei oppure che pubblicano su riviste di enorme prestigio come Journal of Freshwater Biology. Pertanto non solo la legge non costerà nulla ma servirà anche a premiare quei funzionari che contribuiscono al prestigio della Regione non solo in Italia ma nel mondo. Questa è la vera meritocrazia.


da  Emergenza Ambiente Abruzzo


lunedì 5 marzo 2012


Qualcuno ha affermato che L'italcementi non stia bruciando combustibile da rifiuto (sottolineiamo che non avrebbe neppure l'autorizzazione a farlo!), aggiungendo che invece -anche se a bassa visibilità- brucia qualcosa di più nocivo. 
Ebbene.. nelle sue labili lavorazioni incenerisce niente di meno che ciò che utilizza da quasi 20 anni a questa parte: pet-coke e pneumatici. E' ovvio che essi siano nocivi e ricordiamo, in questo post, che queste sostanze sono da sempre utilizzate all'interno dello stabilimento -nulla di nuovo!-.

In Italia si bruciano, ogni anno, tre milioni di tonnellate di carbone e coke di petrolio, o pet-coke. 
Questo combustibile è la crosta che rimane nelle vasche di decantazione del petrolio alla fine del processo di raffinazione, che viene grattata, macinata e messa sul mercato.Contiene idrocarburi policiclici aromatici (Ipa) e metalli pesanti (cromo, vanadio, nichel) oltre che zolfo e per questo fino al 1995 era considerato un rifiuto pericoloso.  Poi è stato sdoganato, e oggi viene preferito al carbone perché ha un potere calorifico più alto. Intanto, complice il mercato del petrolio, il prezzo del pet- coke è più che raddoppiato nell’ultimo anno e mezzo, e supera i cento euro per tonnellata. Il prezzo del combustibile incide per almeno un terzo sui costi di produzione. 

I 59 cementifici italiani (più altri 32 impianti di macinazione del clinker) hanno scelto di contenere le spese diventando inceneritori di rifiuti.Pneumatici, oli esausti, fanghi di depurazione e cdr (combustibile derivato dai rifiuti) diventano quindi combustibili alternativi nei forni del cemento.
 Come gli inceneritori, anche i cementifici vengono pagati per bruciarli. Una tonnellata di pneumatici, che all’interno di un forno hanno lo stesso potere calorifico di una tonnellata di carbone, frutta dai 5 ai 25 euro.In Italia se ne bruciano oltre 60mila tonnellate e oltre tra Barletta, Matera, Pescara, Scafa (sempre in provincia di Pescara) e Pederobba (Treviso), ecc..
Ma il confine tra combustibile e rifiuto è assai labile: il pet-coke può essere bruciato solo se contiene meno del 6% di zolfo e se almeno il 60% delle emissioni viene “fissato” nel prodotto finale. Cioè nel cemento. 

Un piccolo avvenimento da ricordare:  a Taranto, alla fine del 2007, in una discarica sono state sequestrate oltre 6mila tonnellate di pet coke, con un tenore di zolfo troppo elevato: era un rifiuto pericoloso ma era lo stesso destinato al forno dei cementifici.   

Similmente ai movimenti che appaiono non esserci, nonostante siano ugualmente vigili e molto preoccupati 
anche le emissioni persistono in questo territorio lontano dagli occhi e dalla coscienza di molti, purtroppo.