domenica 7 agosto 2011

LA LEGGE VIETA I TERMOVALORIZZATORI.


Il piano regionale del 2007 pone precisi vincoli all'incenerimento

PESCARA. La realizzazione di un termovalizzatore in Abruzzo è impossibile, a meno che non si cambi la legge regionale del 2007 che vieta espressamente l'incenerimento dei rifiuti senza aver prima raggiunto una soglia minima del 40 per cento di raccolta differenziata.

È l'articolo 26 della legge numero 45, approvata dalla amministrazione Del Turco, a indicare espressamente un vincolo, al momento difficilmente superabile dall'attuale maggioranza di centrodestra al governo della Regione. Anche perché l'Abruzzo, nonostante l'impegno di 51 Comuni virtuosi (nessuno, tranne Teramo con il 51% di differenziata, dei Comuni capoluogo lo è) risulta ben lontano dall'aver raggiunto, e superato, quella quota minima (40 per cento) prevista per la termovalorizzazione dei rifiuti. La media dei Comuni abruzzesi si colloca infatti ben al di sotto, circa il 28 per cento. Ed è un dato che si apprende molto facilmente scorrendo i dati del servizio ambiente, pubblicati sul sito internet della stessa Regione.

Leggendo tabelle e quadri sinottici, si capisce inoltre che gli abruzzesi producono una quantità di rifiuti pro-capite che va ben oltre la media nazionale ed europea e che, dei cinque impianti di compostaggio disponibili (i centri dove si raccoglie la frazione umida per essere riciclata) soltanto due sarebbero parzialmente operativi, rendendo così molto difficile la vita a tanti sindaci, i quali da mesi sono costretti a dover trasportare lontano dai loro Comuni la parte organica dei rifiuti ottenuta con la raccolta differenziata. Obbligati quindi ad aumentare costi del servizio e tasse a carico dei cittadini, invece di essere incentivati a proseguire sulla strada virtuosa del riciclaggio.
Il presidente Chiodi e l'assessore all'Ambiente, Mauro Di Dalmazio hanno rilanciato nei giorni scorsi la volontà di realizzare inceneritori ma se ne sarà programmato uno, o più impianti, non è stato ancora chiarito. Questa mattina, l'assessore Di Dalmazio terrà una conferenza all'Aquila per illustrare la posizione della giunta regionale. Ma considerando i vincoli dettati dalla legge, e dalle abitudini degli abruzzesi che al momento non sembrano affatto pronti a produrre meno rifiuti, assai difficilmente si potrà dare il via alla realizzazione dei termovalorizzatori. A meno che Chiodi, e la sua maggioranza, non abbiano la forza politica di cambiare la legge in Consiglio regionale, oppure di ottenere dal governo un nuovo commissariamento anche sul fronte dei rifiuti.


I centri di compostaggio sono cinque, di cui quattro pubblici e uno privato. Gli impianti pubblici sono il Cirsu di Notaresco; il Civeta di Cupello, centro gestito dall'Asa ambiente, a Castel di Sangro, per conto della Comunità montana e infine l'Aciam, ad Aielli, nella Marsica. Il quinto impianto disponibile è privato, l'Ecocompost di Avezzano. Ultimamente, due impianti sono andati in difficoltà: il Cirsu, chiuso per criticità ambientali e per una lite insorta tra Cirsu e Sogesa, la società che gestisce il centro di compostaggio. Stessa sorte per l'impianto di Castel di Sangro, dove si è rotto una macchinario e soltanto la scorsa settimana il centro è stato riaperto. L'inceppamento dei siti di compostaggio avrebbe dunque mandato in tilt tutto il sistema del riclaggio in Abruzzo, tant'è che parecchi Comuni avrebbero deciso di smaltire anche la parte organica dei rifiuti, faticosamente ottenuta con la differenziata, nelle discariche ordinarie.
«Un anno fa abbiamo lanciato l'allarme sui rifiuti, oggi raccogliamo il frutto avvelenato e avvelenante di un inceneritore dietro l'angolo». Il vice capogruppo dell'Italia dei Valori, Cesare D'Alessandro, non nasconde la preoccupazione per la svolta impressa dal governatore in tema di rifiuti.
«Chiodi», afferma, «dimostra di non aver compreso il messaggio che il popolo italiano e abruzzese, soltanto pochi giorni fa, ha lanciato con il voto referendario. Si vuole così affrontare un'emergenza che l'inerzia dell'amministrazione regionale, in poco più di due anni, ha contribuito a creare, evitando accuratamente di assumere ogni iniziativa per stimolare la riduzione della produzione dei rifiuti, la raccolta differenziata e il riciclo».

da “Il Centro”6 luglio 2011

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